viaggioinmarocco

tour operator: Francorosso anno: 2004    durata: 15 gg
alloggi: Hotel mezzi: aereo, pullman

Viaggio in Marocco effettuato nel Marzo del 2004. Principali località visitate : Sidi Moktar, Essaouira, Safi, El Jadida, Casablanca, Rabat, Fès, necropoli di Chellah, Volubilis, Moulay Idriss, Meknes, Ifrane, la Valle dello Ziz, Erfoud, Merzouga, l'Erg Chebbi, la Valle del Dràa, Zagora, Ouarzazate, Tamegroute, la kasbah di Taourit, kasbah di Aït Benhaddou, la Valle del Dadès, Tinerhir, le Gola del Todra, Passo del Tizi n'Tichka, Marrakech.



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Diario del viaggio in Marocco in formato word. versione del diario di viaggio in Marocco in formato Word ( solotesto )
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28 Marzo 2004   Fès - Ifrane - la Valle dello Ziz - Erfoud

Riprendiamo il viaggio lasciandoci alle spalle la fantastica Fès, una città che sembra piombata dai confini del tempo fino ai nostri giorni. Uno squarcio di medioevo uscito fuori da un buco nero per farci rivivere, con le sue ancestrali atmosfere, attimi e sensazioni di vita passata. Lasciamo per ora questa parte di Marocco, che con le città imperiali rappresenta la metà araba della sua anima. La ritroveremo alla fine del viaggio in un'altra città da favola, Marrakech. Ora ci aspettano le montagne, con le catene del Medio ed dell'Alto Atlante, una terra aspra e dura quasi ai confini della sopravvivenza, ma che ha saputo custodire gelosamente l'altra metà dell'anima di questo paese, quella berbera. Un'anima le cui tradizioni non sono mai venute meno e che ha saputo fondersi con i conquistatori arabi senza mai perdere la sua specifica identità. Scendiamo verso sud, abbagliati dai toni e dall'intensità dei colori, in un'aria limpida che ne esalta i contrasti. Usciamo da Fès sulla statale P24, mentre una leggera pioggia saluta la nostra partenza. Il paesaggio che ci scorre accanto cambia rapidamente e mentre il profilo delle montagne si avvicina sempre di più i paesi iniziano ad assumere un aspetto vagamente familiare, con i tetti delle case che si fanno d'improvviso aguzzi e spioventi. Sembra quasi d'essere entrati in una valle alpina circondata da cime ammantate di neve candida. Il paese di Ifrane, seleziona per ingrandire Attraversiamo il paese di Imouzzer fermandoci poco dopo, per una breve sosta, a Ifrane, nome che in lingua berbera significa zona arida e fredda. E' una piccola località di villeggiatura fondata dai francesi negli anni '30 a 1650 mt. di altitudine, al riparo dalle calure estive delle pianure e delle città costiere. Ci accoglie un'atmosfera tranquillità e rilassata che ha in sé qualcosa di irreale, un senso dell'ordine e della pulizia che lascia ancor più stupefatti se paragonato a quello che abbiamo appena lasciato. Sembra quasi che un pezzetto di Svizzera sia stato trapianto nel cuore del Marocco, all'interno d'una foresta di lecci e cedri. E' buffo vedere gli abitanti aggirarsi nelle stradine del paese avvolti nei tradizionali caffettani arabi. Nella cittadina ha sede l'università più esclusiva del paese, Al-Akhawayn, fondata nel 1995 dal sultano Hassan II e dal re Fahd dell'Arabia Saudita e frequentata dai figli dell'elite di tutto il mondo arabo. Non manca neanche una residenza reale, un castello vero e proprio, che fa bella mostra di se dall'alto d'una collina e che come tutte le altre è chiusa alle visite. Lungo la strada, appena fuori del paese, una grande scultura leonina sembra vegliare sorniona sul campus universitario proprio di fronte. E' ormai divenuta una tappa obbligata per le foto ricordo dei turisti locali, a cui non manchiamo di accodarci anche noi... Prima di riprendere il viaggio facciamo una breve deviazione su una strada secondaria, inoltrandoci cosi per un breve tratto all'interno della foresta. L'intento dichiarato della nostra guida Saâd è quello di riuscire ad avvicinare le piccole scimmie di Barberia che popolano queste montagne e che a suo dire si avvicinano volentieri per prendere da mangiare direttamente dalle mani. Altopiani in vista della catena del Medio Atlante, seleziona per ingrandire Purtroppo, nonostante i chiassosi richiami in cui ci prodighiamo, delle simpatiche bestiole non si vede traccia. Ad Azrou, tranquilla cittadina berbera, lasciamo la statale P24 immettendoci sulla P21. Maestosi altopiani si sostituiscono alla foresta di pini e cedri, mentre sul profilo dell'orizzonte che si apre terso alla nostra vista si stagliano le cime innevate del Medio Atlante. Ci si sente improvvisamente piccoli di fronte a tanta bellezza, persi ad ammirare il panorama in questo splendido isolamento. Attraversiamo Timahdite e successivamente Zaïda, piccoli paesi la cui economia è sostenuta dall'estrazione del ferro e del cobalto dalle miniere a cielo aperto, che colorano il paesaggio d'un nero e verde intenso. Lungo la strada osserviamo numerose steli, ognuna ricorda il luogo dove è caduto un ufficiale francese, come ci spiega la nostra guida Saâd, morto durante la guerra d'indipendenza e divenuto ormai insieme con tutti gli altri, nobili o plebei, un pugno di sabbia di questa terra arsa. Il Tunnel du Légionaire ©, seleziona per ingrandire Quasi senza accorgercene siamo arrivati a più di 2000 mt. di altitudine e dopo la sosta per il pranzo, a Midelt, riprendiamo la strada continuando a salire ancora fino al valico del passo della Cammella sulla catena dell'Alto Atlante, una serie di cime spettacolari che attraversano in senso longitudinale questo stupendo paese. Il tempo s'è fatto nuovamente cupo e piove leggermente mentre ci lasciamo alle spalle piccoli villaggi con le case fatte di mattoni di terra, come le antiche kasbah. Iniziamo a scendere verso il paese di Rich, situato nei pressi di una piccola oasi. Da qui ha inizio la valle dello ZizVideo su Youtube, che deve il suo nome all'omonimo fiume che l'attraversa, l'Oued Ziz. Siamo nella cosiddetta zona del Tafilat dai contorni paesaggistici incantevoli. Le tribù della zona furono tra le ultime a sottomettersi alla dominazione francese ed anche in epoca più remota primeggiarono per potenza e ricchezza con le altre etnie del paese, l'attuale dinasta degli alawiti è originaria di questa zona. Ci stiamo affanciando sulla soglia del Marocco più intimo, pronti a inebriarci di quello spirito che aleggia silenzioso all'ombra d'una palma e che lontano dai clamori e dalla frenesia delle grandi città ne fa il vero cuore africano del paese. Come ad ubbidire ad una sapiente regia, non paga d'effetti, il tempo cambia ancora e torna di nuovo il sole. Siamo ormai nei pressi del Tunnel du Légionaire, costruito dai francesi per superare le asperità della natura. Qui il letto del fiume si apre a disegnare una grande ansa che in un lungo respiro supera le gole prima di tuffarsi verso l'altopiano. Un villaggio berbero ai margini del palmento di Aufouss, seleziona per ingrandire Attraversato il tunnel continuiamo a risalire il fiume costeggiando le Gole dello Ziz. In breve arriviamo a Er-Rachidia, importante crocevia sull'asse nord-sud del paese. Per un tratto il fiume scompare alla vista, Il grande palmento di Aufouss nel canyon dell'Oued Ziz, seleziona per ingrandire per riaffiorare più avanti nel punto in cui sembra tuffarsi nel mare verde del grande palmento di Aufouss. Un serpente silenzioso che si snoda tra le pareti del canyon modellate dal lento fluire dell'acqua e del tempo. Intanto all'orizzonte si profila una tempesta di sabbia. L'aria è satura di polvere e i piccoli villaggi che incontriamo lungo la strada sembrano assumere un'atmosfera ancor più spettrale ed abbandonata. Arriviamo ad Erfud, tappa finale della giornata, con la tempesta che sembra non essersi ancora placata e così la prevista escursione per ammirare il tramonto nel deserto si trasforma nell'attesa dell'alba.


29 Marzo 2004   Erfoud - Merzouga - la Valle del Dràa - Zagora

La partenza per Merzouga ©, seleziona per ingrandire Sveglia nel cuore della notte con destinazione l'Erg ChebbiVideo su Youtube, l'unico vero Erg sahariano del Marocco. Appuntamento sulle grandi dune di sabbia per contemplare il sorgere del sole. E' uno spettacolo veramente unico e vale di certo qualche ora di sonno persa. Saliamo a bordo delle Land Rover 4x4 e formata la colonna partiamo alla volta di Merzouga, circa 50 km a sud di Erfoud. Ben presto l'asfalto lascia il posto allo sterrato, mentre i fari delle macchine fendono il nulla attraverso un deserto roccioso in cui la pista si distingue a malapena tra segni e tracce di mille passaggi. E' una corsa contro il tempo, con l'orizzonte che si fa via, via sempre più chiaro; presagio dell'evento ormai prossimo. Finalmente, come novelli marinai che in balia del mare approdano felici su un piccolo pezzo di terra, arriviamo in vista dell'Erg. Non resta che compiere l'ultimo sforzo, e chi a piedi, chi a dorso di dromedario, noleggiato dietro lauto compenso, ci addentriamo sulla sabbia soffice e impalpabile alla conquista della duna migliore. Pochi minuti e i raggi del Sole iniziano a fendere l'aria, ammantando tutto di mille sfumature L'alba nel deserto sull'Erg Chebbi, seleziona per ingrandire dall'ocra alla porpora, in un continuo rincorrersi di luci ed ombre che disegnano sulle grandi dune fantastice immagini. E' difficile doversene staccare, ma il viaggio deve proseguire e a malincuore riprendiamo la via del ritorno. Sulla strada che ci riporta a Erfoud ci imbattiamo in una tenda berbera isolata e cosi ci fermiamo ad osservare più da vicino la loro vita. Istintivamente come gli altri mi abbasso a guardare dentro. Nella tenda ci sono solo donne e bambini, probabilmente gli uomini si sono allontanati in cerca di pascoli per le greggi di pecore. I piccoli ci guardano con un misto di curiosità e timore, mentre la madre si copre il volto con il velo, ringraziando con un cenno del capo quando qualcuno si avvicina per metterle in mano una moneta. In disparte c'è un'altra ragazza, ha degli occhi stupendi ed un espressione forse un po' triste, non si capisce se è la figlia maggiore od una seconda e più giovane moglie. Tutto avviene in un attimo e subito mi ritraggo, con la colpevole sensazione d'aver violato in qualche modo la loro intimità. Provo un sentimento di doloroso rincrescimento per la mia stupida curiosità. Devo appiopparmi una nota di demerito e con me tutto il resto del gruppo che si sofferma in stupidi commenti !



Alba nel deserto - Erg Chebbi - Marocco

L'alba nel deserto sulle dune dell'Erg Chebbi - Marocco L'alba nel deserto sulle dune dell'Erg Chebbi © - Marocco L'alba nel deserto sulle dune dell'Erg Chebbi - Marocco L'alba nel deserto sulle dune dell'Erg Chebbi - Marocco L'alba nel deserto sulle dune dell'Erg Chebbi - Marocco
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Dromedari nel deserto di Hammada, seleziona per ingrandire
Recuperato il pullman riprendiamo il viaggio verso sud alla volta della città di Zagora, la nostra meta giornaliera. All'altezza del paese di Rissani lasciamo la valle dello Ziz entrando nell'arida zona del deserto di Hammada. Attraversiamo un panorama roccioso con basse colline punteggiate da sparuti alberi, solo ogni tanto oasi e piccoli appezzamenti di terra coltivati a grano rivelano la presenza d'acqua nelle vicinanze. Ci fermiamo per il pranzo nel piccolo villaggio di Asnif, situato nel bacino di Mader, una zona ricca di giacimenti fossili. Successivamente attraversiamo i villaggi di Tazzarine e di N'Kob, dove c'è un bel palmeto. Da qui e fino a Zagora si estende la valle del DràaVideo su Youtube, che oggi percorreremo nella direzione nord-sud. E' una delle valli più belle del sud del Marocco, un susseguirsi di palmeti, villaggi berberi e tipiche kasbah.




Paesaggi nella valle del Dràa nel versante Orientale - Marocco

Paesaggi nella valle del Dràa - Marocco Paesaggi nella valle del Dràa - Marocco Paesaggi nella valle del Dràa - Marocco Paesaggi nella valle del Dràa - Marocco Paesaggi nella valle del Dràa - Marocco
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Lungo la strada ci fermiamo a visitare un palmeto detto della kasbah dell'Arabo. Mentre camminiamo lungo i sentieri che corrono paralleli ai piccoli canali di irrigazione, veniamo indottrinati sulla vita delle palme, ognuna delle quali risulta essere una preziosa proprietà personale. E' particolarmente interessante la descrizione della delicata fase dell'impollinazione, che qui come altrove vede la fattiva compartecipazione dell'uomo, il quale a tempo debito preleva la punta della palma maschio e di corsa, nel volgere di pochi minuti, deve salire sulla palma femmina, l'unica che produca i frutti, per fecondarla. Devo aggiungere, una volta assaggiati, che i datteri di questa zona non mi sono sembrati particolarmente pregiati, anche se, come dicono, siano normalmente destinati all'esportazione perchè di qualità superiore. Arriviamo infine a Zagora, una cittadina fondata durante il periodo coloniale francese e caratterizzata da una forte presenza militare per via della posizione strategica al confine con l'Algeria. Mentre entriamo in città la nostra guida Saâd ci fa notare una fila di case con delle piccole finestre al primo piano, appena dietro s'intravedono visi di donne senza velo che scrutano i passanti sulla via. Sembra siano dedite ad esercitare quello che si definisce 'il più antico mestiere del mondo', un'anomalia quasi unica per i paesi islamici, tollerata solo per via dell'alta concentrazione di militari. La città di Zagora è situata in una grande oasi e di fronte al nostro albergo si estende un bel palmeto, c'è ancora tempo prima di cena per fare un giretto fuori, ma siamo scoraggiati ad uscire da soli per via di alcuni episodi di violenza accaduti in passato a danno di turisti. E' sempre difficile stabilire quanto ci sia di vero o quanto riportato tra le guide diventi una leggenda cui tutti finiscono per credere, ma a scanso di equivoci preferiamo desistere.


30 Marzo 2004   Zagora - la Valle del Dràa - Ouarzazate

L'ingresso della tomba del santo nella zawiya di Tamegroute, seleziona per ingrandireRipartiamo da Zagora invertendo la rotta in direzione di Ouarzazate. Inizia così la lenta risalita verso nord-ovest, accompagnati dai verdi palmeti e dalle belle kasbah del versante occidentale della valle del Dràa. Prima, però, ci spingiamo ancora per alcuni chilometri verso il confine algerino, fino a toccare il punto estremo a sud del nostro tour: TamegrouteVideo su Youtube. Nel paese, considerato una volta un importante centro religioso, si trovano un'antica biblioteca con annessa medersa ed una zawiya, una confraternita religiosa che sorge nei pressi di un marabutto, dove sono conservate le spoglie d'un importante santo islamico della zona. La biblioteca contiene manoscritti e libri di natura religiosa e scientifica, i più antichi e preziosi risalgono al XIII sec. ed alcuni sono scritti perfino su pelle di gazzella. Non si può accedere all'interno della biblioteca se non accompagnati dal suo vecchio guardiano. Un personaggio che sembra uscito da un racconto epico, geloso e attento custode delle opere e delle loro fantastiche storie. Sarà ben felice di illustrarvi, in un italiano stentato appreso chissà dove, i misteri e le meraviglie della biblioteca, catechizzandovi al contempo sull'assoluto divieto di scattare fotografie. Poco lontano si trova il marabutto con la tomba del santo, qui i visitatori stranieri non sono ammessi e si può accedere unicamente al cortile esterno insieme ai numerosi pellegrini arrivati fin qui per chiedere una grazia al santo, che sembra particolarmente specializzato nella guarigione da malattie di natura psichica. Nell'attesa d'un segno, che può protrarsi per mesi, numerose persone si accampano alla bell'e meglio in un bivacco improvvisato sotto le volte dell'ampio colonnato che gira tutt'intorno. Il giovane dromedario che beve direttamente dalla bottiglia, seleziona per ingrandire Prima di lasciare definitivamente Zagora ci fermiamo a scattare una foto al famoso cartello che riporta la distanza dalla mitica e leggendaria città di Timbuctù, 52 giorni a dorso di cammello... E ora via sulla statale P31 verso Ouarzazate. Risaliamo la valle del Draà, attraversata dal fiume omonimo che nasce sull'Alto Atlante per andare a sfociare, ma solo quando c'è molta acqua, nell'oceano atlantico. Lungo la strada ci fermiamo per una sosta ad Agzd, dove c'è una kasbah del XIII sec chiamata El Kissane come il nome della montagna, il Jebel Kissane, il cui profilo si può ammirare dal paese. Nel bar dove ci ristoriamo c'è un simpatico e giovane dromedario a cui qualcuno ha insegnato a bere direttamente dalla bottiglia, è diventato ormai un'attrazione per i turisti di passaggio. Dopo Agzd la strada inizia a salire disegnando lungo il percorso sinuosi tornanti. Attraversiamo le gole di Asedi Assouin, mentre il panorama che ci circonda, abbandonati i toni consueti, si colora di scuro, come se la terra e la roccia fossero state arse in passato da un fuoco ardente. Mentre scendiamo sull'altro versante la vista si apre all'improvviso sul magnifico altopiano di Ouarzazate, arriviamo giusto per l'ora di pranzo e subito dopo ci rechiamo a visitare la grande kasbah di Taourit.



Paesaggi nella valle del Dràa nel versante Occidentale - Marocco

Paesaggi nella valle del Dràa - Marocco Paesaggi nella valle del Dràa, una kasbah e davanti un cimitero islamico - Marocco Paesaggi nella valle del Dràa - Marocco Paesaggi nella valle del Dràa - Marocco Paesaggi nella valle del Dràa - Marocco
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Paesaggi nella valle del Dràa - Marocco Paesaggi nella valle del Dràa - Marocco Paesaggi nella valle del Dràa - Marocco Paesaggi nella valle del Dràa, il profilo innevato dell'Alto Atlante - Marocco Paesaggi nella valle del Dràa © - Marocco

Click sul fotogramma per ingrandirlo Paesaggi nella valle del Dràa © - Marocco Paesaggi nella valle del Dràa © - Marocco Paesaggi nella valle del Dràa, un gregge di pecore risale in fila un costone roccioso - Marocco Paesaggi nella valle del Dràa © - Marocco Paesaggi nella valle del Dràa, l'altopiano verso Ouarzazate - Marocco



La bella kasbah di Taourit a Ouarzazate, seleziona per ingrandireFino a poco tempo fa la kasbah di Taourit veniva ancora utilizzata come abitazione privata. Solo recentemente, grazie all'interessamento dell'Unesco, alcuni ambienti sono stati restaurati ed aperti al pubblico. La visita permette di ammirare e comprendere meglio come fosse organizzata la struttura interna di questo tipo di edifici. Il piano terra si apre direttamente sul cortile interno ed era utilizzato principalmente come ambiente di lavoro. Salendo s'incontrano in ordine: i piani occupati dalle numerose mogli, ognuna aveva a disposizione un appartamento privato per se ed i suoi figli più piccoli, i piani riservati agli uomini adulti della famiglia, e in cima a tutto il piano riservato agli usi conviviali, che di volta in volta poteva prestarsi a sala da pranzo o sala di lettura. Vista dall'esterno la kasbah ha un aspetto imponente, torri, sbalzi merlati, piccole finestre e balconi chiusi. All'interno invece si frammenta in una serie di ambienti irregolari, alcuni addirittura minuscoli: stanze, corridoi, nicchie, passaggi, si aprono uno dentro l'altro come piccole scatole cinesi. Credo che questo tipo di architettura riflettesse in parte anche specifiche esigenze militari, solido e compatto verso l'esterno, intricato e tortuoso all'interno. Le stanze più importanti e d'uso comune sono rifinite elegantemente con piccole maioliche colorate alle pareti e sopra le finestre, porte intarsiate e soffitti di legno a cassettoni decorati con motivi geometrici. La kasbah di TaouritVideo su YoutubeLa kasbah di Taourit è senza dubbio uno dei luoghi più interessanti visitati in Marocco, peccato che dell'arredamento originale non sia rimasto pressoché nulla. Terminata la visita della kasbah riprendiamo il pullman per una breve escursione. E' ormai pomeriggio inoltrato e nel breve volgere di poche ore il tramonto regalerà uno spettacolo di luce fiabesca. Una kasbah abbandonata nei pressi di Ouarzazate, seleziona per ingrandire La kasbah di Tiffoltout, seleziona per ingrandire E' questo il momento migliore per visitare la famosa kasbah di Aït BenhaddouVideo su Youtube, quando gli ultimi raggi del sole che salutano il giorno che muore giocano ad ammantare di fuoco acceso le antiche costruzioni color ocra. La kasbah si trova ad appena una trentina di chilometri da Ouarzazate e lungo la strada abbiamo modo d'ammirare altre kasbah, quasi tutte in rovina, tra cui la bella kasbah di Tiffoltout. Finalmente arriviamo, la kasbah di Aït Benhaddou, ma in questo caso sarebbe più opportuno parlare di ksar, gruppo di edifici circondato da un muro di protezione, ricorda nell'aspetto un castello medievale coronato da un gran numero di torri. Si erge su una piccola collina all'interno d'uno scenario veramente unico. Appena dietro un grande palmeto bagnato dalle sponde dell'Oued Ounila, e prima del grande deserto di Hamada, avamposto solitario piazzato a guardia dello sconfinato spazio arido. Non si fa fatica a comprendere perché la kasbah di Aït Benhaddou sia stata scelta come set di molte e importanti produzioni cinematografiche, da Lawrence of Arabia al Gesù di Nazareth, fino al più recente Gladiatore. Per visitare la kasbah, tutela dall'Unesco, occorre guadare il letto del fiume, che per la maggior parte dell'anno deve presentarsi come ora, degradato al più basso rango di torrente. Non essendoci ponti nelle vicinanze tale operazione avviene normalmente utilizzando un passaggio costruito con dei sacchi di sabbia, più che sufficiente nei periodi di secca ad evitare di bagnarsi i piedi. L'alternativa è percorrere il breve tratto in groppa a simpatici somarelli abilmente guidati dai ragazzi del luogo. Inutile stare a sottilizzare La kasbah di Aït Benhaddou sotto la luce del tramonto, seleziona per ingrandire sul fatto che qualcuno possa aver abilmente manomesso il passaggio per racimolare qualche spicciolo dai turisti di passaggio, fa parte dell'avventura del viaggio, compresa l'abilità che occorre esercitare per restare aggrappati sulla schiena dell'animale. Entrati nella kasbah si sale attraverso stretti vicoli, in un susseguirsi di negozietti e piccole case. Vi capiterà d'essere invitati ad entrare, conoscendo ormai l'inguaribile curiosità del turista, in cambio di qualche moneta. La kasbah di Aït Benhaddou, a differenza di quella di Taourit, non è appartenuta ad un'unica e potente famiglia e le persone che vivono qui, in piccole e dignitose abitazioni composte di due o tre ambienti, sono per lo più piccoli agricoltori od allevatori di bestiame, se non spesso donne sole con prole abbandonate dai mariti. Una consuetudine che purtroppo sembra piuttosto frequente da queste parti. Tutto ciò la rende forse meno appariscente vista dall'interno, ma certamente più pulsante di vita. Arrivati in cima alla collina, su cui si trova un antico granaio fortificato ormai in rovina, potrete godere d'una vista che spazia su un orizzonte che non finisce di appagare, tra il palmeto, il deserto e la kasbah stessa. Nell'attesa poi dell'evento che attira ogni anno migliaia di visitatori, quando i raggi del sole al tramonto ammanteranno tutto di mille sfumature dal rosa al porpora. Dispiace davvero dover ripartire da un luogo così magico.



La kasbah di Aït Benhaddou - Marocco

La kasbah di Aït Benhaddou, vicoli interni - Marocco La kasbah di Aït Benhaddou - Marocco La kasbah di Aït Benhaddou - Marocco La kasbah di Aït Benhaddou - Marocco La kasbah di Aït Benhaddou - Marocco
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La kasbah di Aït Benhaddou - Marocco La kasbah di Aït Benhaddou, il deserto di Hamada - Marocco La kasbah di Aït Benhaddou - Marocco La kasbah di Aït Benhaddou ©, vicoli interni - Marocco La kasbah di Aït Benhaddou © - Marocco

Click sul fotogramma per ingrandirlo La kasbah di Aït Benhaddou © - Marocco La kasbah di Aït Benhaddou ©, i resti del granaio fortificato - Marocco La kasbah di Aït Benhaddou © - Marocco La kasbah di Aït Benhaddou ©, l'attraversamento dell'Oued Ounila  - Marocco La kasbah di Aït Benhaddou © - Marocco






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note

Ricordate, tutto cambia. Per questo quello che era vero all'epoca del mio viaggio oggi può non esserlo più !

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