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Viaggio in Tunisia effettuato nell'Agosto del 2001. Principali località visitate : Tunisi, con la medina, il museo del Bardo e il parco archeologico di Cartagine, Sidi Bou Said, El-Jem, Matmata, Douz, Tozeur, le Oasi di Montagna, Kairouan, Sousse, i siti archeologici di Dougga e Thuburbo Majus.
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TunisiadelSud
Caldo e ancora caldo ! Una delle tante definizioni, reperibili su un qualunque dizionario, recita così: "Che si trova ad una temperatura
superiore a quella normale o abituale o conforme ad una qualsiasi aspettativa ".
Non so dirvi quale sia qui la normalità o cosa ci si debba aspettare, ma ricordo bene che anche la nostra simpatica guida tunisina,
abbigliata in camicia con una sgargiante cravatta indossata a guisa di nodo scorsoio, sudava abbondantemente.
Credo che poche esperienze vi possano preparare alla temperatura che si respira qui nei mesi estivi, anche
per via dell'elevato tasso di umidità che inevitabilmente alza l'indice del calore
percepito. Per questo conviene ribadire ancora una volta, come ho già detto nella presentazione del viaggio in Tunisia,
che qui è meglio venirci in un'altra stagione, a meno d'equipaggiarsi d'un costume adeguato, come questo, cercando di
mimetizzarsi con la fauna locale...
Ma ormai ero in ballo e per nulla al mondo mi sarei perso il giro, che ricorderò tra l'altro anche per un discreto attacco di dissenteria.
Derivato a mio avviso, più che dal cibo o dall'acqua, dal forte sbalzo di temperatura tra il gelo dell'aria condizionata del
pullman e la torrida afa esterna. E finalmente partiamo per questa due giorni non stop, inoltrandoci dalla costa mediterranea verso la porta
d'ingresso del Sahara. Prima tappa d'obbligo la cittadina di El-Jem per visitare il ben conservato anfiteatro romano, un Colosseo in miniatura.
Lungo 138 mt. per 144 di larghezza si sviluppa su tre ordini di gradinate fino a toccare i 30 mt. di altezza, si ritiene che potesse
arrivare ad ospitare, al massimo della capienza, fino a 30.000 persone. Costruito tra il 230 e il 280 d.C. su incarico del console
Giordano venne più volte riutilizzato nel corso della sua storia,
passando da arena per i giochi gladiatori, a fortezza militare. Come nel 700 d.C., quando offri alla principessa berbera Al-Kabina l'ultimo baluardo difensivo nel disperato tentativo di resistere alla conquista
araba. La vista d'insieme che si può godere salendo sull'ultimo livello delle gradinate è davvero notevole, con lo sguardo libero di spaziare tra l'interno dell'anfiteatro e la città araba che lo circonda. El-Jem è inserito dal 1979 nell'elenco dei luoghi dichiarati patrimonio dell'umanità dall'Unesco.
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Lasciata El-Jem riprendiamo il viaggio verso Sud, sotto un sole implacabile che non ci abbandona un attimo. Percorriamo un tratto di costa fino a Gabès, per inoltrarci poi verso l'interno in direzione di Matmata. Il paesaggio si fa via via sempre più arido, assumendo connatozioni che ricordano molto da vicino l'aspetto tipico del suolo lunare. Basse e spoglie colline si profilano all'orizzonte, punteggiate da rare macchie verdi formate da una bassa vegetazione e da sparute palme abbarbicate alla terra arsa. Ci si aspetta quasi di vedere da un momento all'altro la capsula lunare di Armstrong e soci, con la voce di Tito Stagno in sottofondo che ripetete incredulo "... ecco ha toccato terra, il primo uomo è sbarcato sulla luna.. "; chissà se qui hanno mai visto la diretta della trasmissione ? Ne dubito fortemente. Altro aspetto tipico della zona è la presenza delle famose case troglodite, tipiche abitazioni che i Berberi costruirono sotto il livello del terreno per proteggersi dall'eccessivo calore esterno e che qualcuno di loro, ancora oggi, sembra preferire alle moderne costruzione sopraelevate. I vari ambienti sono ricavati scavando la roccia intorno ad un pozzo centrale, che ne costituisce l'ingresso e l'unica fonte di luce e ricambio d'aria. Le costruzioni cosi realizzate godono d'una temperatura più fresca, con un microclima isotermico che risente in maniera inferiore degli sbalzi giornalieri e stagionali. Tutto questo mi fa riflettere sul significato meramente dispregiativo che ha assunto, nella nostra cultura occidentale, il termine troglodita, ad indicare una persona primitiva, rozza ed in generale poco intelligente. Non siamo forse più trogloditi noi, per certi versi, che viviamo in case di cemento, ammassati gli uni sugli altri e costretti a spendere infinite risorse per avere caldo d'inverno e fresco d'estate? Mah... , quello che è certo è che solo il contatto con popoli e culture diverse dalla nostra può darci l'esatta misura di chi siamo realmente e di dove andremo a finire.
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E' ormai pomeriggio inoltrato quando arriviamo a Douz, la porta d'accesso al Sahara al margine nord-est del Grande Erg Orientale. Ci sistemiamo nell'albergo dove trascorreremo la notte e usciamo di nuovo per una breve cammellata nel deserto. Siamo in ritardo sul programma e la nostra guida deve discutere animatamente con il padrone della mandria, il quale da parte sua non ha nessuna intenzione di permetterci di salire a bordo di una di queste simpatiche cavalcature, non a caso chiamate navi del deserto per via di quell'andatura che ti provoca lo stesso effetto di stare in mezzo al mare. Come normalmente avviene nei paesi arabi, alla fine si riesce a trovare un accordo e finalmente possiamo iniziare a 'veleggiare', aggrappati saldamente alla sella per evitare di cadere giù. Ci spingiamo per un breve tratto nel deserto, seguendo piste immaginarie come viene più comodo al cammello, che a fine giornata non ne può più di scarrozzare turisti sulla sua groppa. E' una simpatica esperienza, se non l'avete mai provata, ci si sente un po' come novelli Lawrence d'Arabia lanciati in una romantica carica verso il nemico. L'unico consiglio è quello di indossare dei vecchi pantaloni, perché l'odore dell'animale per osmosi si trasferirà in maniera permanente sui vostri vestiti, lasciandovi cosi un indelebile ricordo dell'esperienza. A Douz si può visitare anche il grande palmeto, migliaia di palme inserite nella più grande oasi della Tunisia, ma non saprei dirvi di più, il nostro programma non ne prevedeva la visita. La mattina seguente, dopo una notte piuttosto agitata, ripartiamo per la successiva tappa del mini tour: la mitica città di Tozeur, avvolta in quell'aurea magica così struggentemente cantata da Battiato. La strada per Tozeur attraversa la depressione dello Chott el-Jerid, un immenso lago salato, di quasi 5000 Kmq, che fa parte d'un complesso di laghi che dal mare si estende verso l'interno, spingendosi per centinaia di chilometri verso la città algerina di Biskra. Per la maggior parte dell'anno il lago è asciutto e non è raro poter vedere i fantastici effetti ottici creati dai raggi del sole che si riflettono sullo strato di sale della superficie. La strada che attraversa lo Chott el-Jerid è ricavata su un terrapieno nella sua parte più settentrionale, ogni tanto s'incontrano delle stazioni di sosta dove la maggiore delle attrazioni è costituita dalle bancarelle di venditori ambulanti in cui è possibile acquistare, tirando alla morte sul prezzo, pietre e minerali della zona, in particolare la famosa Rosa del Deserto. Una formazione minerale che nasce dal fenomeno di evaporazione delle vene di gesso umido presenti sotto la sabbia. In conseguenza della penetrazione in profondità del calore solare, il gesso, risalendo verso la superficie, si cristallizza formando delle concrezioni che ricordano molto da vicino i petali del fiore della rosa. Arrivati a Tozeur non abbiamo molto tempo per respirare il misticismo che dovrebbe avvolgere e coprire come un sottile manto tutta la cittadina. Appena scesi dal pullman saliamo a gruppi su piccoli calessini, avviandoci cosi alla visita del grande palmeto. Qui assistiamo ad una breve presentazione in cui ci viene illustrato il processo d'impollinazione, assistito dall'uomo, della palma femmina, quella che produce i datteri, da parte della palma maschio, quella che al contrario non produce nulla. Accidenti... questa mi mancava proprio, come al solito la categoria maschile non ci fa una gran bella figura, demandando come di consuetudine al lato femminile l'incombenza più faticosa nel dare atto alla vita. Sarà che forse mi aspettavo di più, che stavo ancora smaltendo i postumi della notte agitata, e che questi giri organizzati lottano dall'inizio alla fine contro il tempo che non è mai abbastanza, ma di Tozeur e della sua mistica atmosfera non mi è rimasto un mistico ricordo. Molto più affascinante si è rivelata la successiva tappa del viaggio: la visita delle Oasi di montagna. Una macchia di verde che la natura si è divertita a disegnare sul mare d'ocra dei contrafforti della catena dello Jebel en-Negeb, al confine con l'Ageria e a soli 60 km da Tozeur.
Le Oasi di montagna sono formate dai villaggi Berberi di Tamerza, Midès e Chebika. Già esistenti in epoca numidica i tre villaggi facevano parte della linea difensiva chiamata Limes Tripolitanium costituita dai Romani a difesa dalle scorrerie delle tribù nomadi del deserto. Dei tre villaggi solo Tamerza è raggiungibile in auto e come gli altri venne abbandonato nel 1969 in seguito ad un'alluvione disastrosa, durata 22 giorni, che spazzo via in un attimo le case di mattoni fatti di terra e sabbia compressa. Oggi la città è stata riedificata, con criteri moderni, a poca distanza dalle rovine dell'antica Tamerza, che con le sue tortuose stradine strette tra gli scheletri delle case abbandonate conserva un fascino veramente unico. Poco sopra la città abbandonata si trova la sorgente d'acqua che da sempre alimenta la vita dell'oasi e che consente alle palme di dare i loro frutti, considerati dalla gente di qui tra i migliori di tutta la Tunisia.
Lasciato lo struggente paesaggio delle Oasi riprendiamo il tour verso l'ultima tappa, la città santa di Kairouan. La città venne fondata nel 670 d.C. da un generale arabo, racconta la leggenda che il luogo prescelto fu identificato dal miracoloso ritrovamento d'una misteriosa coppa d'oro, sepolta sotto la sabbia, sparita dalla Mecca alcuni anni prima. Oggi Kairouan è considerata la quarta città santa dell'Islam, oltre ad essere un rinomato centro di produzione dei tappeti. Se riuscirete ad evitare l'immancabile visita di una delle tante fabbriche, vi rimarrà un po' di tempo per visitare la medina circondata dalle mura edificate per la prima volta nel VII secolo. All'interno troverete tutti gli edifici più interessanti della città, come la Grande Moschea, la Moschea delle Tre Porte, i Bacini degli Aghlabiti ed altri ancora, ma se siete stanchi di visitare moschee e musei potete tranquillamente andarvene a zonzo per le sue stradine cercando di cogliere gli aspetti più interessanti della vita locale. E con la visita di Kairouan termina la nostra due giorni di full immersion nel sud della Tunisia, con l'immancabile nota sul fatto che il tempo è un tiranno che concede sempre troppo poco di se.
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note
Il contenuto dei diari è frutto delle mie esperienze di viaggio e tutte le opinioni sono espresse a titolo puramente personale, non intendendo con ciò ledere i diritti o urtare la suscettibilità di nessuno. E' possibile riprodurne il contenuto su siti web amatoriali purchè ne venga citata la fonte ed informato l'autore. Qualsiasi altro tipo di utilizzo è soggetto ad un'espressa autorizzazione. Le informazioni storiografiche e documentali sono tratte dalla guida "Tunisia" di David Willett edita da Lonely Planet, EDT 2001 . Questo Sito non ha nessuna finalità di lucro, non ha sponsor ne intende promuovere nulla o nessuno se non nell'affermazione di proprie opinioni personali. Le foto pubblicate nel presente diario sono state da me effettuate e sono freeware per un uso personale. Le immagini e le Clip Art utilizzate sono state dichiarate freeware per un utilizzo privato dai detentori del legittimo copyright.