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Viaggio in Messico e Guatemala effettuato nel Febbraio/Marzo del 2002. Principali località visitate : Città del Messico ( Plaza de la Constitucion, Palacio Nacional, Cattedrale, Museo Nazionale Antropologico ), Nuestra Señora de Guadalupe, Teotihuacán ( Tempio di Quetzalcóatl, Piramide della Luna, Piramide del Sole ), Oaxaca, Monte Albán, Mitla, Tuxla Gutierrez, Cañón del Sumidero, San Cristóbal de las Casas, San Juan Chamula, Zinacantán, Agua Azul, Palenque ( Tempio dei Teschi, Tempio delle Iscrizioni, Tomba del re Pakal, Palazzo, Osservatorio Astronomico, Tempio della Croce, Tempio del Sole ), Flores, Tikal ( Plaza Mayor, Tempio numero I, Tempio numero II, Mundo Perdido, Tempio numero IV ), Città del Guatemala, Antigua, Lago Atitlan, Santiago de Atitlan, Chichicastenango, Quiriga, Bahia de Amatique, Livingstone, Tula, Tepotzotlan.
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diariodelviaggio
24 Febbraio 2002 Oaxaca - Mont Albán
Oaxaca, capitale dello stato omonimo, è una città coloniale superbamente conservata. Il suo centro storico, che lascia trasparire un'atmosfera d'epoca davvero sorprendente, è una miniatura di case coloniali dai tenui colori pastello, strette in un reticolo di vicoli acciottolati che si aprono all'improvviso su deliziosi giardini e sagrati di piccole chiese. Ma prima di perderci in una simile delizia ci rechiamo, a pochi chilometri di distanza, a visitare la perla archeologica della regione: il sito Zapoteco di Monte Alban. Per l'occasione ci accompagna una simpatica guida locale di discendenze zapoteche, assomiglia in modo stupefacente al famoso Pibe de Oro argentino e come lui dimostra una grinta ed un orgoglio fuori dal normale. Oltre a guidarci nei segreti del sito archeologico ci illustra con grande partecipazione il livello culturale che avevano raggiunto i suoi antenati, in netto contrasto con l'immagine primitiva che ne avevano riportato i primi conquistatori spagnoli. Certo che oggi, con una più approfondita conoscenza, questi preconcetti sono sostanzialmente caduti, ma come dargli torto se con cosi tanta foga si premura di sottolinearlo.
Il sito archeologico di Monte Albán domina dalla sommità d'una collinetta l'altopiano circostante, con la linea dell'orizzonte interrotta da spettacolari rilievi. Inutile dire che l'effetto d'insieme lascia ancora una volta a bocca aperta. Non si conosce il periodo esatto in cui l'insediamento venne fondato, ma si ritiene che nel 300 a.C. fosse gia divenuto un importante centro politico e cerimoniale della cultura degli Olmechi, a cui nel tempo subentrò quella successiva degli Zapotechi. Con una stima di maggior precisione si fa risalire invece al 900 d.C. il periodo in cui ha inizio la decadenza della città, che in breve tempo e per ragioni sconosciute viene abbandonata. Da quel periodo in poi il sito è conosciuto come luogo di sepoltura d'una successiva civiltà: i Mixtechi. Numerose tombe, riccamente adornate, sono state rinvenute nella zona, i reperti e gli addobbi recuperati sono conservati nel piccolo museo che si trova all'ingresso del sito archeologico e nel più importante museo regionale ospitato nella chiesa di San Domenico ad Oxaca. Nel punto più elevato del sito si trova il centro cerimoniale vero e proprio, una grande piazza chiusa da una piattaforma Settentrionale ed una Meridionale e contornata da altre piattaforme cerimoniali più piccole a chiuderne il perimetro. Al centro si trovano altri edifici il cui utilizzo rimane tutt'ora sconosciuto. Nei pressi della piattaforma Meridionale è collocata una piccola raccolta di steli scolpite, tra le tante colpisce quella in cui è raffigurato un parto podalico, ulteriore dimostrazione del livello di conoscenza raggiunto da queste popolazioni. Su un lato della piattaforma Settentrionale, sulla strada che porta verso l'uscita, si trova il campo del gioco della palla, un elemento ricorrente in tutte le civiltà mesoamericane. Il campo, pur essendo più piccolo di altri poi visitati, si presenta in un buon stato di conservazione. Terminata la visita di Monte Alban rientriamo a Oaxaca per visitare la città ed immergerci nel suo clima coloniale. Iniziamo dalla chiesa di San Domenico che con la sua imponente facciata barocca domina una bella piazza. All'interno si può ammirare, tra l'altro, un curioso albero genealogico del santo realizzato in legno massiccio. L'antico convento attiguo ospita invece la sede del museo regionale, in cui si trovano esposti alcuni reperti veramente interessanti, come gli stupendi corredi funerari rinvenuti nelle aree limitrofe. Tra tutti, per la particolare ricchezza dei suoi gioielli, risalta quello riportato alla luce dagli scavi della tomba numero sette. Nel chiostro del convento si trova inoltre un bel giardino di piante grasse e tropicali tipiche della zona. Dalla piazza della chiesa, dirigendosi verso sud, si arriva in breve nel cuore della città, lo Zócalo, una bella piazza fiorita contornata da portici, sotto i quali si trovano numerosi e colorati locali che contribuiscono a farne un'animato punto d'incontro. Sui lati della piazza si trovano il Palacio del Gobierno, risalente ai primi del '900, e la Cattedrale con la classifica facciata barocca. In città si trovano numerosi altri luoghi degni di nota ( il coloratissimo mercato locale, deliziose chiesette, interessanti musei d'arte ), ma senza dubbio la cosa più piacevole è quella di girovagare senza meta lungo le sue stradine cariche di storia, immersi in un caleidoscopico di colori e sensazioni che mutano ad ogni svolta d'angolo. Trascorsa un'altra splendida giornata al rientro in albergo veniamo informati d'un contrattempo organizzativo, ma che viaggio sarebbe se ne mancasse almeno uno. Il volo della Mexicana Aerlineas per Tuxla Gutierrez, previsto di buon ora per il mattino successivo, è stato spostato in tarda mattinata. Così, in barba alle tabelle orarie e sposando appieno lo spirito messicano di prendere la vita così come viene, ci organizziamo seduta stante, grazie alla collaborazione della simpatica guida sosia di Maradona, un'escursione fuori programma.
25 Febbraio 2002 Oaxaca - El Tule - Mitla - Tuxla Gutierrez - Cañón del Sumidero - San Cristóbal de las Casas
In Messico non mancano certo i luoghi interessanti da visitare e i dintorni di Oaxaca non sono da meno. Così, in attesa del volo per Tuxla Gutierrez, facciamo una rapida puntata ad El Tule, una graziosa cittadina resa famosa dal fatto di ospitare, almeno stando al libro dei Guinness, uno tra gli alberi più grandi del mondo. L'albero in questione, posto davanti alla chiesa principale, è un Cipresso Ahuehuete, i suoi numeri sono davvero notevoli: 58 mt. di circonferenza per 42 di altezza, con un'età stimata di circa 2000 anni. Tutti gli anni in onore dell'albero, che occorre fotografare da una certa distanza per riuscire ad infilare in un unico fotogramma, viene celebrata un'animata festa, versione moderna di più antichi riti precolombiani. Lasciata El Tule proseguiamo per la vera meta della mattinata: il sito archeologico di Mitla. Sulla strada effettuiamo una deviazione per il paesino di Teotitlán del Valle, sede di un vivace mercato artigianale di tappeti e tessuti. Immancabile la sosta in uno dei tanti spacci, dove tra l'altro veniamo eruditi sulla preparazione dei colori vegetali utilizzati per tingere le fibre dei vari tessuti. E' un classico di tutti i viaggi, non si riesce mai a capire dove finiscono le commissioni delle guide e dove inizia l'interesse dei viaggiatori, ma se si riesce a non farsi contagiare troppo dalla smania di comprare tutto, visitare questi mercati ed assistere alle dimostrazioni a corredo è comunque utile ad approfondire alcuni aspetti delle tradizioni e degli usi locali. Finalmente arriviamo a Mitla , capitale locale della cultura Mixteca. La città era ancora abitata all'epoca della conquista spagnola e deve essere apparsa ai primi europei in tutto il suo splendore. Dell'antico insediamento sono visitabili cinque palazzi realizzati in bello stile architettonico e che conservano ancora i loro colori originali. I muri perimetrali, sia dal lato esterno che da quello interno, sono decorati con motivi geometrici, realizzati con piccole pietre intagliate di diversa forma disposte come un mosaico a rilievo. In una delle stanze interne, priva di luce e accessibile da una piccola porta, sono state posate con una tale abilità che formano linee senza soluzione di continuità lungo tutto il perimetro. Il significato di un così complesso lavoro artistico è probabilmente legato a motivi religiosi e forse veniva utilizzato dai sacerdoti, raccolti in meditazione, come guida nella recitazione di un'orazione. Nel cortile antistante il grande dei palazzi sono state rinvenute due tombe. Negli ambienti sotterranei di una di queste, bassi e molto umidi, è stata scolpita nella roccia una particolare colonna chiamata colonna della Vita. Sulla strada del ritorno, in direzione dell'aeroporto, all'improvviso una manifestazione ci blocca il passaggio, un nutrito gruppo di lavoratori ha invaso la carreggiata, come ci spiega la guida, per protestare contro la cronica mancanza di lavoro; la "globalizzazione" dei problemi. Dopo aver trascorso una buona mezzora sul pullman in attesa di sviluppi positivi, con l'angoscia che inizia a montare per l'imminenza della partenza, l'autista decide di fare una deviazione e con indicibile perizia riesce a districarsi all'interno dei vicoli del centro storico come neanche un elefante avrebbe saputo fare in negozio di cristalli. Riusciamo cosi a superare il blocco, piombando in aereoporto appena in tempo per prendere il volo che ci porterà a Tuxla Gutierrez. Certo che a volte la realtà supera tutte le fantasie e quella che prima può sembrare la fortuna d'un attimo, può divenire un attimo dopo la disgrazia di tutta la vita... L'aereo inizia a rullare sulla pista, noi siamo tutti seduti ai nostri posti con le cinture rigorosamente allacciate e i tavolinetti tirati su ( quante volte ho sentito ripetere queste raccomandazioni ), la velocità aumenta e in un attimo ci stacchiamo dal suolo. Con il muso puntato dritto verso l'alto l'aereo inizia a salire, ma trascorsi pochi secondi cambia assetto virando a sinistra, sotto di noi il paesaggio è ancora così vicino che sembra quasi di poterlo toccare, strano penso forse vorrà mettersi subito in rotta prima di continuare a salire. Nel frattempo la virata prosegue ininterrotta, siamo ormai a 180 gradi e una sottile forma di preoccupazione inizia a serpeggiare a bordo. Dall'equipaggio nessuna notizia mentre i secondi trascorrono che sembrano ore, quando all'improvviso dall'altoparlante un messaggio in spagnolo, ripetuto poi in inglese, annuncia: "avvertiamo i signori passeggeri che si è accesa un luce di emergenza, ma non ci sono problemi possiamo proseguire". Ma proseguire per dove ? E intanto l'aereo continua a virare, manca ormai poco a compiere un 360 gradi completo. Avete idea di quanto tempo impieghi un aereo di medie dimensioni per fare una manovra del genere ? Certo la recita d'un rosario intero non ci sta, ma qualche veloce preghiera qualcuno deve averla pur mormorata. Finalmente la situazione si chiarisce, e con un gracchiare che taglia l'aria pesante la voce del pilota ci avverte che stiamo rientrando in aeroporto. Un portellone del vano carrello si è bloccato e per sicurezza atterriamo. Pericolo scampato, e pensare che del nostro gruppo fa parte anche una simpatica signora di Roma che ha visitato le Torri Gemelle appena due giorni prima del fatidico attentato... Stavolta, dopo una riparazione record di soli 15 minuti, in barba alle proverbiali dicerie sui tempi messicani, ripartiamo regolarmente ed arriviamo a Tuxla Gutierrez senza altri problemi. La giornata volge ormai al termine e tra ritardi e contrattempi rimangono ancora poche ore di luce. Per completare il programma odierno dobbiamo ancora visitare il Cañón del Sumidero , dove ci dirigiamo subito dopo la sosta per il pranzo. Tra le maggiori attrazioni naturali della zona, il canyon segue per 32 km il corso del Río Grijalva, stretto tra pareti scoscese alte più di 1000 mt. Peccato che la luce del sole stia scemando e non si riesca ad apprezzarne appieno la bellezza. Terminato il giro in barca risaliamo sul pullman per raggiungere San Cristóbal de las Casas, città dove trascorreremo la notte. L'albergo Casa Mexicana, sistemato in un'antica casa coloniale ristrutturata, è veramente grazioso e meriterebbe da solo una visita.
26 Febbraio 2002 San Cristóbal de las Casas - San Juan Chamula - Zinacantán - Agua Azul - Palenque
Il programma odierno non prevede la visita di San Cristóbal de las Casas e così decido di ritagliarmi un po' di tempo per girarmela da solo. Anticipo la sveglia e quando tutti gli altri ancora dormono sono già fuori. Le prime luci dell'alba rendono ancora più sfumati i tenui colori dei palazzi, mentre la pietra nera con cui sono lastricati i vicoli del centro, umida per la notte appena trascorsa, brilla per contrasto ancora di più. Su un angolo della cattedrale barocca, risalente al 1528, un bivacco di contadini indio, intabbarrati nei tradizionali poncho, si sta appena risvegliando. E' un improvvisato picchetto di protesta che da alcuni giorni passa la notte all'addiaccio, per rivendicare, come ci spiegherà in seguito la guida, migliori condizioni di vita. Siamo in pieno Chiapas, stato federale a maggioranza india, dove da ormai parecchio tempo si registrano forti tensioni con il governo centrale. Mentre passo stanno fanno colazione, bevendo del latte messo a scaldare su fornelli d'emergenza, evito di disturbali e mi dirigo a nord verso il Mercado Municipal. E' uno dei mercati più interessanti del Messico ed al mattino presto è animato da un frenetico andirivieni di contadini, che dai paesi vicini, a bordo di minivan giapponesi, scendono in città per vendere e scambiare i loro prodotti. Sono l'unico straniero che si aggira tra i banchetti in preparazione e per un attimo ho quasi la sensazione di disturbare. Ma nessuno sembra curarsi della mia presenza e d'altra parte non mi sento il solito turista in cerca di spicciolo sensazionalismo. Così mi viene naturale riporre la macchina fotografica, cercando invece di familiarizzare con l'ambiente senza lo schermo d'un obiettivo davanti; aiuto anche due simpatiche vecchiette a tirare fuori il loro pesante bancone e a sistemarlo sulla ribalta. Lasciato il mercato visito poco distante la chiesa di San Domenico, all'interno si sta già celebrando la prima liturgia del giorno. Sulla facciata laterale della chiesa slogan inneggianti alla rivoluzione zapatista, che non si vede, ma che è sempre presente nei pensieri di questo popolo. Pienamente soddisfatto del mio piccolo giro mi riunisco al resto del gruppo, appena uscito dal ristorante per la prima colazione, e tutti insieme partiamo alla volta di due caratteristici villaggi della zona: San Juan Chamula e Zinacantán. San Juan Chamula è senza dubbio quello più sorprendente, in particolare per l'atmosfera mistico religiosa che si respira. Qui la popolazione indigena ha elaborato particolari pratiche di culto, unendo in uno straordinario sincretismo riti cattolici con credenze e pratiche mistiche di più antica origine. La presenza dei preti ufficiali è occasionale ed a malapena tollerata, mentre la chiesetta locale è autonomamente gestita in una sorta di collettivo. Fate attenzione perchè soprattutto qui è severamente vietato fotografare direttamente le persone ( tra le quali resiste l'antica credenza di poter perdere in questo modo l'anima, intrappolata dentro la foto ), oltre ai riti e le feste religiose che si svolgono dentro e fuori dalla chiesetta, pena il sequestro della macchina o peggio. Allo scopo vigila una particolare milizia locale, armata di un corto bastone di legno e riconoscibile per un pellicciotto di pelo bianco senza maniche, la quale ha anche il compito di verificare che sia stata pagata presso il locale ufficio del turismo l'apposita tassa per poter fotografare il paese. L'ambiente dentro la chiesa è quanto di più incredibile si possa immaginare. Sul pavimento, ricoperto da un tappetto di aghi di pino che saranno poi utilizzati, cosi purificati, durante il carnevale, interi gruppi familiari pregano inginocchiati accendono davanti a loro piccole candele colorate. L'aria è così satura di fumo e di odori che è quasi irrespirabile. In un estremo bisogno di contatto con il divino alcune persone cadono in una sorta di vigile trance, grazie anche all'effetto prodotto da generose dosi di Tequila. Non è poi raro che in questi riti , a volte officiati da praticanti stregoni, vengano utilizzati degli animali ( polli, successivamente sacrificati ) a cui con rituali magici si cerca di trasferire il male che ha colpito il postulante. Male che può anche essere espulso dalla bocca, sempre secondo le loro credenze, facendo un largo uso di Coca Cola, che inevitabilmente agevola lo scopo producendo grandi quantità di gas. E per ottenere la benvolenza dei santi, dietro cui si nasconde la figura d'un equivalente divinità ancestrale, le relative statue vengano asperse prima con abbondanti getti di liquore e ringraziate successivamente rivestendole di stoffe pregiate. Un particolare accorgimento è riservato, infine, al colore delle candele votive: bianche ( problemi di nervi ), verdi ( problemi con la foresta vista come entità spirituale ), rosse ( ferite di sangue ), marroni ( problemi con la terra o i raccolti ) e nere ( pericolo di morte ). All'interno della chiesa vige il massimo divieto di scattare fotografie e farvi scoprire potrebbe causare non pochi problemi, d'altra parte lo spettacolo a cui avrete modo di assistere è uno di quelli che non si dimenticano facilmente, anche senza bisogno d'immortalarlo. A detta della guida la chiesa ufficiale ha provato più volte a fermare queste autoctone pratiche religiose, ma a quanto sembra, fino ad oggi, con scarsi risultati. Terminata la visita ripartiamo in direzione di Zinacantán, certi d'aver assistito a qualcosa di veramente unico e irripetibile. Zinacantán è un altro dei villaggi indio abitato dall'etnia Tzotzil, è di norma inserito nei tour che passano da queste parti, anche se a mio avviso non possiede il fascino arcaico del precedente. Il suo aspetto pulito ed ordinato dà l'impressione che stia assumendo connotazioni sempre più moderne. Dopo aver fatto tappa nell'ennesimo bazar, ricco di tessuti e tappeti artigianali, di fronte al quale stazionava un nutrito gruppo di donne e bambini in attesa di entrare in quello che sembrava un consultorio sanitario, ci siamo recati a visitare le due chiesette locali, adornate con belle sculture in legno e stranamente pulite e vuote. Durante il nostro breve soggiorno nel paese siamo stati comunque protagonisti di un simpatico episodio, mentre attendevo con altri che il resto del gruppo terminasse le spese nel bazar, osservavo le donne ed i bambini in attesa davanti al consultorio, quando dal fondo della via sbuca un venditore di granite. Il ragazzo spingeva un triciclo sul cui piano era appoggiato un grande blocco di ghiaccio contornato da numerosi barattoli di vetro pieni di vari tipi di sciroppo. Il costo della granita era di un solo peso messicano, una cifra veramente irrisoria per le nostre finanze, ma non evidentemente per quelle mamme, dato che poche si avvicinavano a comprarne per i loro bambini. Detto fatto mi viene un'idea, metto mano al porta monete ed inizio a chiamare a gran voce tutti i bambini per offrire loro una granita, subito imitato nel gesto da tutto il resto del gruppo. Quando siamo ripartiti il ragazzo era ancora lì che grattava, probabilmente in un giorno gli abbiamo fatto guadagnare l'incasso di oltre un mese, ma la cosa più bella, senza dubbio, è stata vedere la felicità negli occhi di quei bambini, con in mano il loro sacchetto di ghiaccio colorato. Ultimata la parte culturale della giornata ci avviamo verso le cascate di Agua Azul, per ammirare uno degli spettacoli naturali più belli della zona e di tutto il Messico. Arriviamo verso l'ora di pranzo e invece di accodarmi al resto del gruppo, che si avvia al ristorante alle prese con le piccanti pietanze messicane, inizio ad esplorare le cascate da solo, cercando cosi di sfruttare al meglio il tempo previsto per la visita e la luce che c'è a disposizione in quel momento. Le cascate di Agua Azul sono uno dei siti più visitati durante tutto l'anno, ma per poterne apprezzare al meglio i colori e la trasparenza dell'acqua, in cui si può fare anche il bagno, è consigliabile il periodo asciutto, perché durante il periodo delle piogge sono cariche di detriti ed il loro colore assume toni scuri e marroni. Le cascate si sviluppano lungo il corso del fiume e pur non essendo imponenti riescono a creare delle bellissime suggestioni, realizzando salti ed anse in perfetta armonia con la lussureggiante foresta in cui sono inserite. E' possibile ammirarle risalendo a piedi lungo un sentiero che le costeggia per un lungo tratto, ma è opportuno non spingersi da soli troppo dentro la foresta perché, come recita un cartello affisso dalle autorità, sono state segnalate aggressioni ai turisti.
Terminata la visita delle cascate riprendiamo il nostro viaggio alla volta di Palenque. Il tempo sembra volgere al brutto, ma l'aria che ci avvolge è calda e umida, cosi prima di cena con altri due temerari compagni di viaggio ci rilassiamo con un bel bagno in piscina, mentre le ombre della sera ormai incombono sulla nostra giornata.
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