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Viaggio in Messico e Guatemala effettuato nel Febbraio/Marzo del 2002. Principali località visitate : Città del Messico ( Plaza de la Constitucion, Palacio Nacional, Cattedrale, Museo Nazionale Antropologico ), Nuestra Señora de Guadalupe, Teotihuacán ( Tempio di Quetzalcóatl, Piramide della Luna, Piramide del Sole ), Oaxaca, Monte Albán, Mitla, Tuxla Gutierrez, Cañón del Sumidero, San Cristóbal de las Casas, San Juan Chamula, Zinacantán, Agua Azul, Palenque ( Tempio dei Teschi, Tempio delle Iscrizioni, Tomba del re Pakal, Palazzo, Osservatorio Astronomico, Tempio della Croce, Tempio del Sole ), Flores, Tikal ( Plaza Mayor, Tempio numero I, Tempio numero II, Mundo Perdido, Tempio numero IV ), Città del Guatemala, Antigua, Lago Atitlan, Santiago de Atitlan, Chichicastenango, Quiriga, Bahia de Amatique, Livingstone, Tula, Tepotzotlan.
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27 Febbraio 2002 Palenque - Betel - Rio Usumancita - Flores
Durante la notte si scatena un violento temporale e cosi la mattina tiriamo fuori i nostri K-way sotto la minaccia d'una pioggia che fortunatamente non arriverà mai. La giornata inizia con la visita del meraviglioso sito archeologico di Palenque , inserito dal 1987 nella World Heritage List dell'Unesco.
Il cielo plumbeo e una leggera nebbia sospesa nell'aria, contribuiscono a rendere ancor più misteriosa l'atmosfera della giungla che ci circonda. Il sito è stato riportato alla luce negli anni '50, dopo che per secoli se ne erano perse le tracce. La città Maya raggiunse il suo apogeo tra il 600 e l'800 d.C., periodo a cui fece seguito una lenta decadenza, culminata con il suo completo abbandono. Non se ne conoscono i motivi specifici, ma l'ipotesi più accreditata sembra essere quella che la vide soccombre nella guerra con più potenti città vicine. L'area visitabile è solo una minima parte dell'estensione totale, in cui sono tutt'ora in corso degli scavi, ma senza dubbio è la più bella e significativa. Un breve vialetto introduce nel cuore del sito e subito sulla destra ammiriamo tre costruzioni piramidali sormontate da templi. Il primo che s'incontra è il cosiddetto Tempio dei Teschi, nome attribuito per via della presenza di alcuni teschi scolpiti alla base delle sue colonne, l'ultimo è invece il Tempio delle Iscrizioni, che ospita in una cripta interna la famosa Tomba del re Pakal, governatore della città dal 615 al 683. La tomba è forse uno dei più importanti ritrovamenti Maya in territorio messicano. Sul pesante coperchio del sarcofago reale, circa cinque tonnellate di peso, è scolpito un disegno che ancora oggi rimane avvolto nel mistero, lasciando aperto il campo alle più diverse interpretazioni. Da quella ufficiale, che parla di una rappresentazione dell'albero della vita, con la rinascita spirituale del re Pakal che vince la morte, a quella più fantasiosa, che nella stele vede la raffigurazione d'un astronauta ai comandi d'una navicella spaziale. Il terzo edificio, posto al centro, ospita invece la Tomba della moglie di Pakal. Le tre piramidi sono prospicienti su una grande piazza su cui si affaccia un'altra delle più grandi costruzioni del sito: il Palazzo. Di notevoli dimensioni, alto 10 metri per una base lunga 100 e larga 80, racchiude numerose stanze riccamente decorate, disposte attorno ad un ampio cortile interno. Sull'edifico domina una torre quadrata, utilizzata probabilmente come Osservatorio Astronomico. Uscendo dalla piazza e proseguendo lungo il percorso di visita si entra in un'altra area del sito archeologico, qui sono state riportate alla luce altre interessanti costruzioni tra cui il Tempio della Croce ed il Tempio del Sole, all'interno del quale si possono ammirare alcune stele scolpite che raffigurano famosi re nell'atto di fare offerte agli dei. Dietro il Palazzo, leggermente distaccato, si trova il Campo del Gioco della Palla. Con la visita di Palenque ha termine la parte messicana del nostro viaggio, salvo una piccola parentesi, l'ultimo giorno di tour, ad appena poche ore prima del volo di rientro da Città del Messico per Francoforte. Da qui ha inizio la seconda parte del viaggio: il Guatemala. Sarà per il modo originale scelto dall'organizzazione di attraversare il confine o per la poca esperienza dell'accompagnatore locale - il Guatemala ha riaperto al turismo da poco tempo dopo decenni di sanguinosa guerra civile -, ma almeno all'inizio sembra proprio d'essere capitati in un'avventura in piena regola. Lasciata Palenque ci aspetta un lungo trasferimento attraverso la stupenda e selvaggia Selva dei Lacandona L'etnia dei Lacandona rappresenta un fenomeno a parte nella variegata cultura Maya, di cui rappresentano la più naturale e diretta discendenza. Infatti questo popolo, per sfuggire alla dominazione spagnola, si rifugiò per secoli nella parte più inesplorata della foresta, evitando così qualsiasi contatto con l'esterno. Gli scarsi mezzi di sussistenza, le malattie ereditarie e la mancanza di un ricambio genetico ne hanno ormai ridotto il numero a poche centinaia di persone. Ad essi il governo messicano ha recentemente dedicato uno speciale programma di aiuti; almeno questa è la versione ufficiale della nostra guida, perché l'altra faccia della verità narra di decenni di lotta di questo popolo contro spietate forme di speculazione, interessate a vario titolo a sfruttare intensivamente le risorse naturali della loro foresta. All'ingresso del sito di Palenque si trova un piccolo stand con i loro prodotti artigianali. Qui è possibile apprendere la loro storia, familiarizzando con i loro usi e le loro tradizioni, ed acquistare vari oggetti tipici, come archi e frecce, tuniche di cotone, statuette in terracotta, monili di varia fattura ed altro. Alla fine del trasferimento arriviamo nell'ameno paesino di Corozal, un pugno di case sulle rive del Rio Usumacita, che lungo il suo corso segna il confine tra Messico e Guatemala. Superato un primo momento di stupore ci imbarchiamo su piccole barche di legno e attenti a bilanciare il nostro peso con quello delle valigie partiamo.
Dopo circa trenta minuti di tranquilla navigazione approdiamo su un piccolo scoglio, in piena giunga, sulla riva Guatemalteca del fiume. Siamo arrivati in un agriturismo forestale nei pressi del paese di Betel, pranziamo e subito dopo ripartiamo con un pullman, sbucato chissà da dove, per riprendere il viaggio su quattro ruote. Be' pullman è una parola un po' grossa per definire il mezzo che in circa 3 ore, su una strada per la maggior parte sterrata, ci condurrà a Flores, la nostra prima tappa in Guatemala. Al contrario, male al fondo schiena è invece la sensazione esatta per descrivere lo stato di quella parte del corpo al termine del viaggio sul residuato di bus scolastico americano. Ma tutto fa parte del viaggio e alla fine la soddisfazione di mettere i piedi a terra è qualcosa d'impagabile. Flores è una piccola cittadina posta su un'isola al centro del lago Petén Itzá, collegata alla terraferma da una strada costruita su un terrapieno. Arriviamo che la luce del sole stà ormai migrando veso altri lidi e cosi non riusciamo ad ammirare appieno il bel panorama del lago che si gode dal nostro albergo. Sfortunatamente, dati i tempi ristretti del programma, il mattino successivo non riusciremo poi a goderne molto di più.
27 Febbraio 2002 Flores - Tikal - Città del Guatemala
Siamo nella Selva del Petén, che insieme all'attigua regione, in territorio messicano, forma un contesto unico dal punto di vista storico e naturalistico. Rappresenta una delle culle principali in cui si è maggiormente sviluppata la civiltà e la cultura Maya. Numerosi sono gli antichi insediamenti riportati a nuova vita, dopo secoli di oblio sepolti sotto la folta vegetazione della foresta, che qui assume toni veramente spettacolari. Purtroppo in questo caso, diversamente da altri come ad esempio in Egitto con la sabbia, la natura non ha agevolato la conservazione dei manufatti umani, accelerando anzi il degrado provocato dal trascorrere del tempo. Com'è avvenuto ad esempio per Tikal . Uno tra i più maestosi ed importanti siti archeologici della zona, strappato alla giungla che l'aveva completamente ricoperto e che ne aveva ridotto gli edifici, come si può vedere da alcune foto scattate al momento della scoperta, in uno stato veramente pietoso. Per alcune costruzioni si sono cosi resi necessari indispensabili lavori di restauro, che seguendo le moderne concezioni in materia, sia nell'uso dei mezzi che dei materiali, hanno contribuito a riportarle a nuovo splendore. Tikal, che si raggiunge da Flores in circa due ore di pullman, si estende su un territorio di circa 16 Kmq, all'interno del quale sono stati ritrovati e catalogati migliaia di edifici, molti dei quali ancora da riportare completamente alla luce. Inserito dall'Unesco nel 1979 nella World Heritage List, rappresenta uno dei punti più alti raggiunto dalla civiltà Maya. All'ingresso del sito archeologico, oltre ad piccolo museo in cui sono esposti reperti e pannelli didattici, è collocato un plastico che ricostruisce la principale area cerimoniale ricca di templi e piramidi. Sentieri appositamente predisposti permettono di muoversi agevolmente all'interno della vasta area occupata dall'insediamento, consentendo di raggiungere in sicurezza, all'interno della giungla, tutte le aree più interessanti. La prima che s'incontra è la spettacolare Plaza Mayor, chiusa ad est e ad ovest da due mastose piramidi che svettano con una sagoma slanciata verso un blu cobalto, a cui fa da sfondo una natura incontaminata. Ad est troviamo il Tempio numero I, conosciuto anche come tempio del Grande Giaguaro. La piramide, composta da nove piattaforme che s'innalzano per 44 mt. di altezza, venne eretta nel 700 d.C. in onore del re Ah-Cacau, che nel VII secolo liberò Tikal dall'influenza di un'altra città Maya - il nome del sovrano, tradotto, suona come un qualcosa di simile a Signore Cioccolato; un'assonanza non certo casuale, dato che per i Maya la pianta del Cacao era ritenuta sacra -. Di fronte, sul lato ovest, è posto invece il Tempio numero II, edificato in onore della consorte del re: Douze Ara. Su un altro lato piccole tettoie di paglia proteggono numerose stele e grandi mascheroni di pietra scolpita, utilizzate anticamente come elementi decorativi. Attorno a Plaza Mayor sono situate diverse acropoli e centri cerimoniali, facilmente raggiungibili seguendo le indicazioni. Tra i diversi templi spiccano la piramide del Mundo Perdito, alta 32 mt., ed il Tempio numero IV, parzialmente ricostruito. Salendo lungo una ripida scala di legno si arriva velocemente sulla cima del tempio, da cui si può godere d'una vista mozzafiato sulla foresta circostante, con i profili degli edifici più alti che spuntano sopra le cime degli alberi. Sfortunatamente il tempo umido e nuvoloso non ci permette di ammirare il contrasto, di certo sbalorditivo, dell'azzurro del cielo che si specchia in un mare di verde. Camminando lungo i sentieri della foresta - che per sicurezza è bene non abbandonare - , è facile inoltre imbattersi in variopinti animali, come gli uccelli dal becco giallo, che costruiscono nidi appesi ai rami degli alberi, o le piccole scimmie urlatrici, che emettono un suono simile al ruggito del giaguaro, un felino piuttosto comune da queste parti e che a detta della guida non è difficile avvistare nel folto della vegetazione o disteso tranquillamente a prendere il sole sulle pietre delle antiche costruzioni. Io, più modestamente, mi sono accontentato di vedermi tagliare la strada da questo simpatico animale, che per le mie scarse conoscenze naturalistiche non riesco a ben identificare. L'animale, che assomiglia ad un orsetto lavatore, evidente abituato alla presenza umana non mi ha giustamente degnato di uno sguardo e si è messo tranquillamente a mangiare poco distante. A partire dal X secolo e dopo un lungo periodo di egemonia, la città di Tikal venne progressivamente abbandonata. Non se ne conoscono le cause specifiche, ma come in altri casi si può ipotizzare un periodo di grave crisi alimentare, dovuto magari ad un sovrappopolamento in presenza di scarsità di risorse naturali, oppure a particolari interpretazioni divinatorie dei sacerdoti Maya. Quello che è certo è che se persero le tracce fino al 1848, quando casualmente i signori Modesto Mendez e Ambrosio Tut ne individuarono le tracce. Terminata la visita del sito ritorniamo a Flores per imbarcarci su un turboelica ATR72; dopo circa un'ora di volo ed una leggera turbolenza sbarchiamo all'aeroporto di Città del Guatemala, un'altra delle grandi metropoli centroamericane.
1 Marzo 2002 Città del Guatemala - Antigua
Il tempo di compiere un veloce giro orientativo, senza scendere dal pullman e lasciamo in fretta Città del Guatemala in direzione di Antigua. D'altra parte la città, edificata nel 1776 dopo che appena tre anni prima un tremendo terremoto aveva distrutto in gran parte l'antica capitale Antigua, non offre particolari spunti di interesse. Rimarcando anzi, con maggior evidenza che altrove, la disparità di condizioni di vita tra i quartieri ricchi, chiusi come fortini e presidiati da uomini in armi, ed i quartieri popolari brulicanti di vita di strada. Pochi chilometri ed arriviamo ad Antigua , il cuore dell'antica colonia spagnola che comprendeva praticamente tutto il centro america. La città rappresenta l'anima più autentica di quell'epoca e ancora oggi, nonostante i secoli e le ferite inferte dalla natura, si fà specchio dello splendore che aveva raggiunto; anche se per questo non bisogna mai dimenticare che migliaia di schiavi patirono sofferenze e miserie indicibili. Il suo lato nobile è l'essenza stessa della bellezza e della grazia dello stile coloniale, che spoglio d'un clamore passato conserva nelle ferite e nelle rovine inferte dal terremoto la memoria d'una potenza che non aveva uguali. E se anche voi amate quelle dolci e malinconiche atmosfere, solo qui riuscirete a catturarne appieno le vibrazioni dell'anima, immersi in un'armonia di fraganze e colori che da ogni parte vi invaderanno i sensi. Fondata nel 1542, con l'antico nome di Santiago de los Caballeros, Antigua, inserita dal 1979 nella World Heritage List dell'Unesco, è oggi una città cosmopolita che ospita gente di tutte le nazionalità, da artisti ed intellettuali che vi trovano ispirazione, a semplici innamorati che l'hanno scelta come punto d'arrivo del loro peregrinare, come quell'italiano che abbiamo conosciuto e che si è fermato aprendo un locale nel centro storico. Attorno alla piazza centrale, lo zocalo, si trovano la Catedral de Santiago, inaugurata nel 1680 e successivamente restaurata nel 1820, il Palacio de los Capitanes Generales, sede fino al 1773 del governo di tutta l'America Centrale, un museo dedicato all'arte coloniale ed un altro che ospita antichi manoscritti. Ma per respirare l'atmosfera di Antigua basta anche solo passeggiare nelle sue antiche stradine, infilarsi in un portone aperto, sbirciare nel giardino di un'antica dimora coloniale, non dimenticandosi poi d'ammirare i numerosi edifici di culto, qui, più belli che altrove. Tutti i più importanti ordini religiosi dell'epoca avevano ad Antigua un loro convento, in uno slancio di evangelizzazione che non sempre si mostrava rispettoso verso la cultura e gli usi dei nativi.
Tra gli altri si possono visitare: la Iglesia y Convento de Nuestra Señora de La Merced, con la sua bella facciata barocca, la Iglesia de San Francisco con i resti dell'attiguo convento e il Convento di san Domenico, ristrutturato e trasformato ora in albergo. In quest'ultimo il sapiente uso del legno e della pietra, associato ad ampi spazi aperti pieni di colore, ha saputo ricreare ambienti davvero suggestivi; all'interno si trovano anche un piccolo museo privato e l'antica fabbrica delle candele ancora in uso, mentre l'antico altare maggiore viene utilizzato per celebrare sfarzosi matrimoni - per chi se lo può permettere -. E se ritenete che sia arrivato il momento di pensare ai regali da portare a casa, ricordate che questa è una delle poche zone al mondo dove si estrae la giada. Numerose sono in città le manifatture artigianali dove si creano gioielli ed oggetti realizzati con il prezioso minerale e dove è possibile assistere alle varie fasi dell'interessante lavorazione. Terminata la giornata ci apprestiamo a trascorre la notte in città e insieme ad altri fortunati, grazie anche ad un overbooking imprevisto nell'hotel prenotato, mi ritrovo alloggiato nell'antica Posada Don Rodrigo, una bella dimora coloniale trasformata in albergo ed arredata interamente con mobili ed oggetti d'epoca. Sembra davvero d'essere trasportati indietro di qualche secolo.
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